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IL SANTO PATRONO

S. Francesco Caracciolo , discendente da una famiglia principesca, nacque nel feudo paterno a Villa Santa Maria (Chieti) il 13 ottobre 1563.

Guarito da una grave malattia, decise di rinunciare a tutti i suoi beni e titoli nobiliari per consacrarsi totalmente al servizio di Dio e degli uomini.

Si recò a Napoli per studiare e diventare sacerdote, durante gli anni di questa preparazione coltivò un grande spirito di preghiera sostando spesso davanti al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia e, per aiutare il prossimo, si iscrisse alla Compagnia dei Bianchi che aveva lo scopo di assistere gli infermi, i poveri, i carcerati e i condannati a morte. Dio guardava con particolare predilezione a questo suo servo e dispose, nei suoi disegni sapienti e provvidenziali, che fosse chiamato a fondare insieme al Ven. Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo un nuovo Ordine religioso per rispondere alle necessità della Chiesa dopo il Concilio di Trento. Insieme agli altri due, si ritirò nell’eremo di Camaldoli e qui, nella preghiera e nella riflessione, formulò le Regole per una nuova Famiglia religiosa: oltre alle finalità comuni degli altri Ordini e ai tre voti di castità, povertà e obbedienza, volle aggiungere il quarto voto di non ambire dignità ecclesiastiche e una dedizione particolare al culto divino incentrato nella devozione Eucaristica alimentata dalla Preghiera Circolare Continua.

L’Ordine venne approvato dal Papa Sisto V il 1° luglio 1588 con il nome di Chierici Regolari Minori. Ottenuta l’approvazione, egli impiegò tutte le sue energie per la sua diffusione in Italia e in Spagna e molti, attratti dalla sua santità, si consacrarono al Signore in questa nuova Famiglia religiosa che ben presto si consolidò con la fondazione di numerose comunità. Sostenne le fatiche e anche le prove per la diffusione dell’Ordine con una profonda conversione interiore che si manifestava nella preghiera e adorazione di giorno e di notte, nella mortificazione, umiltà e allontanamento di tutto ciò che poteva sembrargli onore, per cui rinunciò all’Episcopato offertogli dal Sommo Pontefice e, dopo insistenti e appassionate suppliche, rinunciò anche alla carica di Superiore Generale. Insieme all’impegno per la diffusione dell’Ordine, ebbe grande zelo per la salvezza delle anime. La sua vita è un intreccio di episodi mirabili riconducibili all’intervento della grazia divina e a una autentica carità, per cui fu chiamato: il padre dei poveri, il predicatore dell’amore di Dio, l’uomo di bronzo, il cacciatore delle anime.

Si distinse soprattutto per una intensa spiritualità Eucaristica. L’adorazione davanti al Tabernacolo fu la sua vita, ad essa dedicava il maggior tempo possibile, con edificante spirito di fede e devozione si preparava e celebrava la Santa Messa. Raggiunto il culmine della santità, a soli 44 anni, rese la sua anima al Signore in Agnone il 4 giugno 1608, nella vigilia del Corpus Domini, pronunciando le parole: “Andiamo, andiamo al cielo”. Molti furono i prodigi operati per sua intercessione, fu beatificato da Clemente XIV nel 1769 e santificato da Pio VII nel 1807. Nel 1925 i Vescovi abruzzesi scelsero San Francesco Caracciolo come Patrono dei Congressi eucaristici e di tutto il movimento eucaristico della regione Abruzzo. Il 26 marzo 1996, per la riconosciuta professionalità nell’arte culinaria dei cuochi di Villa Santa Maria, le cui origini si fanno risalire alla famiglia Caracciolo, dopo una consolidata venerazione del Santo da parte dei cuochi villesi e italiani, con la richiesta della Federazione Italiana Cuochi e con l’approvazione della Conferenza Episcopale Italiana, la Santa Sede ha dichiarato San Francesco Caracciolo

                                                    Patrono dei Cuochi d’Italia.

Possa egli dall’alto intercedere per la Chiesa, per la salvezza delle anime, per l’incremento del suo Ordine e implorare da Dio grazie e benedizioni sull’impegno pastorale e missionario dei suoi religiosi e sulla vita e sul lavoro di tutti gli addetti al servizio della ristorazione.